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Nel mese di gennaio 2010 ha avuto ufficialmente inizio il progetto dimostrativo DINAMO, sviluppato nell‘ambito delle azioni sostenute a livello comunitario dallo strumento finanziario Life e promosso da Università del Molise, CIA, ENEA ed IGEAM. D.I.N.A.M.O. è l‘acronimo in inglese del titolo italiano del progetto: "Incremento della biodiversità in via di estinzione nelle aree agricole e seminaturali: un modello di gestione innovativo. Lobiettivo principale di DINAMO, che presenta una durata triennale (2010-2012), è quello di preservare, incrementare e monitorare la biodiversità tramite lattuazione e lintegrazione di azioni di conservazione realizzate grazie alla cooperazione congiunta di soggetti pubblici (Amministrazioni comunali) e privati (agricoltori). Lidea progettuale, infatti, nasce dalla considerazione che la perdita di biodiversità possa essere arrestata attraverso limplementazione di un modello di gestione innovativo nelle aree rurali che parta dal basso, cioè da chi vive e lavora nel territorio. Larea di sperimentazione del modello comprende i comuni di Campomarino, Guglionesi, Larino, Montecilfone, Montenero di Bisaccia, Petacciato, Portocannone, San Giacomo degli Schiavoni, San Martino in Pensilis e Termoli. Il territorio del Basso Molise è stato scelto sia per lalta incidenza delle aree rurali, che occupano oltre il 95% del territorio, sia per la ricchezza di zone ad elevato valore di biodiversità, come testimonia la presenza di 12 siti Natura 2000. Nellarea interessata sono state selezionate diciannove aree pubbliche e private presso le quali realizzare una serie di azioni dirette ed indirette tese alla conservazione della biodiversità locale. Tali aree sono contigue ai SIC e alle ZPS per far si che gli interventi messi in campo dal progetto DINAMO producano lincremento della biodiversità di unarea più vasta rispetto a quella circoscritta dai siti Natura 2000, realizzando così una rete ecologica che integri anche le aree rurali. Le azioni di conservazione saranno rivolte a specie ed habitat di interesse comunitario che presentano un forte legame con il sistema agricolo locale, come ad esempio: il Nibbio reale (Milvus milvus), la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), la Calandra (Melanocorypha calandra), la Tartaruga palustre (Emys orbicularis), lUlulone (Bombina pachypus), il Tritone crestato (Triturus carnifex), la Tartaruga di Hermann (Eurotestudo hermanni), etc.; e per gli habitat: le foreste a galleria di Salice bianco (Salix alba)e Pioppo bianco (Popolus alba), le foreste miste riparie, etc. Gli agricoltori coinvolti avranno un ruolo attivo e fondamentale nel progetto: saranno loro, infatti, grazie anche al supporto dalla CIA, a costituire una Rete dazione Locale per realizzare le azioni di ripristino/gestione ambientale sia nelle aree pubbliche messe a disposizione dalle Autorità Locali che nelle aree private messe a disposizione dagli stessi imprenditori agricoli. La scelta delle azioni di conservazione da attuare sarà condivisa da tutti i partecipanti al progetto (partner, comuni e agricoltori) mediante lattivazione di un AgriForum, che, sulla base delle necessità e delle convenienze locali, avrà il compito di dettare tempi e modalità di lavoro. Il progetto, quindi, ha fra i suoi obiettivi anche laffermazione dellimportante ruolo svolto dagli agricoltori come custodi e detentori della biodiversità, riportando lattenzione sulla capacità che puņ avere l‘agricoltura nel favorire la tutela e il ripristino della biodiversità e del paesaggio. |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 13-NOV-12
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